di RAFFAELE VESCERA da Alganews
Guardate questa foto, pubblicata da Repubblica.it che come altri si fa autogol nell’attribuire le cause del disastro più che al terremoto, al materiale scadente usato per le nuove costruzioni. A crollare è una casa chiaramente vecchia, forse dell’800, mentre quella nuova è rimasta in piedi. Per quanto l’abusivismo sia un fenomeno odioso, comunque equamente diffuso nella stivale, vi allego in basso la tabella di Legambiente, i danni provocati da questo terremoto sono dovuti soprattutto al mancato piano governativo di messa in sicurezza delle zone sismiche. Intanto i giornali nazionali, anziché lanciare una campagna di solidarietà per i terremotati, come si è fatto in altre occasioni, si divertono a gettare la croce addosso alle vittime, “diversamente italiane”. E’ la prima volta che per un terremoto non parte alcuna campagna di solidarietà, nessuna raccolta di fondi ma solo di insulti, eppure vi sono 2.600 sfollati. Le sole attestazioni di conforto sono arrivate dall’estero. Ricorre oggi il primo anniversario del tragico sisma di Amatrice, ovunque si fanno commemorazioni e veglie, com’è giusto che sia, anche con la presenza di ministri che fanno solo passerella, visto che i terremotati del Centro Italia denunciano l’abbandono dello Stato. Ancora peggio è andata a Ischia che, accusata di meritarsi il disastro, dopo tre giorni ha visto la sua tragedia archiviata. Si ha l’impressione che la diffamazione di un territorio e di un popolo sia utile a giustificarne l’abbandono.
Un bel modo per mettere al riparo dalle critiche le scellerate politiche ambientali italiane, in un paese in cui gran parte del territorio è a rischio disastro idrogeologico e a rischio sismico, senza che nulla o quasi sia stato fatto per metterlo in sicurezza.
Che dire dei pochi milioni di euro annunciati dal ministro Delrio per correre ai ripari? Briciole, mentre si spendono miliardi di euro in inutili autostrade doppione (come la Bre-Be-Mi) e le strade del Sud sono un calvario, e in trafori alpini altrettanti inutili come in Val di Susa dove fare l’alta velocità ferroviaria è un insulto per le regioni meridionali, in cui i cittadini italiani anch’essi (non di un’altra nazione) viaggiano a una velocità media di 40 km l’ora.
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