A Montoro la panchina della vergogna

Ennesima campagna di regime contro l’orco che non c’è.
Non pensavo che anche nella civile e pacifica Montoro, il paese in cui vivo, c’era bisogno di queste pagliacciate ideologiche imposte dal potere, visto che non c’è mai stato un caso del cosiddetto femminicidio, una comunità che non vive di violenza ma di rispetto tra generi.
Una campagna strisciante che come una valanga sta travolgendo la dignità di tutti gli uomini, non dei violenti, ma di tutti senza distinzione.
Mi appello ai giovani, non vi prestate a queste menzogne, riprendetevi la vostra dignità e il vostro orgoglio di uomini, prima che cresca in voi il senso di colpa e vi svuoti della vostra identità.
I media portano alla esasperazione i dibattiti sulla violenza sulle donne e sugli omosessuali per nascondere ideologicamente il fatto che la violenza è l’essenza stessa della società di mercato, fondata sullo sfruttamento e sull’immiserimento di sempre più persone a vantaggio di poche.
Sia chiaro, allora: condanniamo la violenza, ma condanniamola in ogni sua forma, a partire dalla violenza economica su cui si fonda la società di mercato, quindi prima di queste manifestazioni ideologiche iniziamo a manifestare contro una tassazione insostenibile.
Viviamo nel tempo in cui ci tolgono tutto, dalla sanità ai diritti sociali, dalla pensione alla sovranità nazionale e a Montoro, terra di alta moralità e civiltà si manifesta contro la violenza sulle donne. Pazzesco!!
Il regime si serve di giovani “minorenni” inconsapevoli di ciò che fanno, dovrebbero vergognarsi.
Tuttavia, il nostro è il tempo della violenza pienamente realizzata, il tempo della violenza economica e della dittatura silenziosa dei mercati. Come, l’integralismo dell’economia riesce a ottenere, con le leggi anonime e impersonali del mercato, ciò che le dittature tradizionali potevano raggiungere solo mediante l’uso delle armi e dei carri armati, oggi con queste campagne ideologiche il potere agisce direttamente sulla labile psiche dei giovani con lo scopo di svuotare alla radice l’autostima maschile, di insinuare nelle nuove generazioni il sentimento di inutilità della vita, di ridicolizzare la loro proiezione verso le donne e di precipitarli in un angoscioso smarrimento.
A mio avviso deve dunque essere stabilito che il mondo non può esistere senza gli uomini e che il loro valore non si misura sull’utilità che le donne ne traggono.
E mentre questa violenza indecente che non mostra il proprio volto inanella un trionfo dopo l’altro, la scena mediatica e intellettuale è occupata dalle figure dei nuovi falsi moralisti e ipocriti, che denunciano la violenza soggettiva per accettare sic et simpliciter quella sistemica, pontificano sulla questione morale perché l’attenzione non torni a concentrarsi su quella sociale, e condannano ogni forma di violenza che non sia quella economica.
Così si spiega l’ideologia del femminicidio, la cui funzione è distogliere l’attenzione dalla violenza economica per spostarla su altre forme di violenza.
Accade così che la di per sé giusta denuncia dell’omofobia o del femminicidio è oggi impiegata puntualmente per distogliere l’attenzione dalla violenza sistemica della società di mercato.
In questo modo passa l’idea secondo cui la società di per sé non è violenta e la sola violenza è quella ai danni delle donne.
Indotti a farci del male da soli, occorre reagire a questa nuova imponente ideologia e inserire la denuncia incondizionata di ogni forma di violenza (sulle donne come sui bambini e uomini compresi, sugli animali come sull’ambiente) in una più ampia pratica attiva di opposizione all’idea che l’uomo e il suo lavoro sono ridotti al valore della merce che producono dal capitale.
Detto questo è riduttivo far credere che il violento in questa società sia solo il maschio, quando la violenza è perpetrata quotidianamente dal potere.

A Montoro la panchina rossa: “Violenza contro le donne, una sconfitta per tutti”

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