Il nostro Paese, dopo l’uscita dallo SME (Sistema Monetario Europeo), il sistema dei cambi fissi che aveva come riferimento la moneta scritturale ECU, che serviva come punto di riferimento per fissare il cambio tra le diverse valute nazionali europee, ha intrapreso una strada di totale asservimento a poteri finanziari non eletti e molto poco democratici.
Ciò è accaduto sia attraverso la sottoscrizione di determinati trattati che successivamente riassumerò, sia attraverso scelte di politica economica spesso contrarie agli interessi della collettività nazionale.
Cominciando dal trattato di Maastricht, che è stato l’avvio per poter entrare nell’eurozona. Per poter entrare nella moneta unica abbiamo dovuto infatti non solo tassarci ma applicare politiche di austerità per rientrare almeno nel parametro deficit/PIL, (quello sul debito/PIL era impossibile già nel ’92 rispettarlo).
Se vogliamo recuperare la nostra identità, la nostra sovranità, e la nostra libertà dobbiamo rinegoziare e/o uscire dal patto di stabilità e dai trattati che stanno dissanguando la nostra nazione. Non vogliamo altri imprenditori che si suicidano, non vogliamo vedere i nostri giovani eternamente precari, senza il diritto (strano per una società che si definisce liberale), di poter farsi una famiglia, che resta il nucleo fondamentale del tessuto nazionale, così come non vogliamo che qualche burocrate di Bruxelles o del fondo monetario ci venga a dire come dev’esser fatta la piadina romagnola, o che ingredienti deve avere il formaggio di malga, o quanto riso si può produrre.
A parità di costi/benefici ciò che la globalizzazione economica ci sta facendo è assurdo, e solo una politica demenziale può continuare a sostenere tutto ciò, che per il nostro popolo sta diventando non sostenibile.
Torniamo ad essere padroni a casa nostra e facciamo capire alla nostra classe dirigente che siamo stufi di essere calpestati e sottomessi dai diktat di Bruxelles e dell’alta finanza. Il futuro è ancora nelle nostre mani, ma ancora per poco, per riprendercelo totalmente dobbiamo ribellarci, perché al giorno d’oggi è solo nel ribelle l’uomo sano.
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