Il bluff delle donne in politica.

La mia impressione è che le politiche del M5S mettono in atto norme sociali e manettare come specchietto per le allodole solo per catturare il consenso, ma perseguono la stessa idiologia globalista della sinistra liberista che ha fatto perdere consensi ai partiti di sinistra e cioè la chiusura verso la famiglia a favore dei diritti civili e la propaganda femminista che sta distruggendo la famiglia stessa e il rapporto tra uomo e donna.
Riferito a ciò, martedì scorso Luigi Di Maio nella trasmissione DiMartedì su La7 si è presentato con la squadra di candidati del M5S alle elezioni europee tutta al femminile, orgoglioso di farci rappresentare solo da donne, come se candidare un uomo in politica è diventato fuori luogo.
Ciò che dico non è mosso da astio nei confronti del genere femminile, ci mancherebbe altro, ma da una corsa esponenziale a farci rappresentare dal genere femminile che badiamo bene, non è per pari opportunità, ma è l’ennesima trovata di nascondersi dietro al politicamente corretto, dopo che per anni hanno fatto credere che l’emancipazione femminile doveva impegnare la donna nel lavoro e in politica.
Non a caso la donna indipendente che si dedica al lavoro ormai da anni, è ridotta a schiava del sistema, serviva solo per aumentare i contribuenti, perché se si lavora si pagano le tasse, se non si lavora non si pagano tasse, anche se si dedicava alla famiglia, ricavandone una maggiore gratificazione sia come donna ma sopratutto per il ruolo sociale.
Veniamo alla politica. Le donne in politica ci sono sempre state, dal dopo guerra ad oggi si sono avvicendate nei banchi sia del parlamento che delle amministrazioni locali, è pur vero che la donna fino a qualche anno fa era restia a mettersi in prima linea su posizioni di responsabilità sia politiche che aziendali, ma anche qui i signori del mal costume hanno spinto la donna in politica per tirare la pietra e nascondere la mano. Il primo a farne uso in larga scala è l’utilizzatore finale di donne, Silvio Berlusconi, classico esempio di potere forte che ha imposto la donna in prima linea per sfruttare le grazie e l’immagine della donna manipolata da lui, ancora oggi il suo partito Forza Italia è rappresentato da tre donne. Alla fine tutti i partiti, visto che il trucco funzionava, si sono adeguati, arruolando donne nelle liste come soldatesse, dislocate in posizioni di rappresentanza mediatica.
La de-virilizzazione ai vertici del potere in Italia e in Europa degli ultimi anni conferma la femminilizzazione già iniziata con l’adesione all’Unione Europea.
Il problema, è all’origine di questa femminilizzazione di cui il sintomo odierno ne è la diffusa passività servile dell’uomo, emblema della “libera” circolazione delle donne, tramutando la libertà con libertinaggio. Tuttavia questa pseudo-libertà è stata amplificata dalla pubblicità e dalle mode fino a farne una regola generale, avallata dal potere, lo scambio delle donne fra maschi è divenuto il punto di forza di un sistema globale che ha assolutizzato la condizione delle donne come merce di vendita.
La democrazia, avendo a che fare con la gestione del potere, non può fare a meno del principio fondante dell’autorevolezza, aspetto imprescindibile per chiunque assuma un qualsiasi ruolo istituzionale.
Imporre a tutti la libertà delle donne sembra quasi un ossimoro, sia per l’uomo che per la donna stessa.
Nel caso delle donne possiamo parlare di pseudo-femminilità, nel caso dei maschi al potere possiamo parlare di pseudo-mascolinità, cioè di “omosessualità mentale”.
I governanti, i giornalisti e gli intellettuali maschi hanno forse creduto che fosse più facile “nascondere” la propria condizione di servitù femminea assumendo la maschera ideologica di ideali assolutizzati come la fratellanza universale o l’uguaglianza democratica, solo all’apparenza mascolina. Molti di loro non lo hanno neppure compreso, forse soltanto qualcuno lo ha intuito ma la regressione democratica sembra irreversibile.
La femminilizzazione politica ormai ha effetti pratici anche nelle elezioni locali.
Di seguito vediamo la presentazione della lista del M5S a maggioranza femminile che si candida a governare il Comune di Montoro unita, nel quale è importante vedere la meritocrazia degli elementi che si candidano a governare una comunità di 20.000 abitanti.

•Amministrative Montoro 2019•Conferenza stampa per la presentazione della lista del Movimento 5 stelle. www.radioraffaellauno.com

Pubblicato da Radio Raffaella Uno su Venerdì 12 aprile 2019

Commento postato sotto il video:
“Tutto è perfettamente coerente con il solito mantra di farsi rappresentare dalle donne in politica a prescindere dal merito, importante si è donna e dai pochi uomini fieri di essere sottomessi al potere rampante che li soccombe, non a caso qualcuno con fierezza ha evidenziato che il vostro gruppo ha più donne che uomini e ci siamo senti anche un bene, senza dare spazio ai temi e alle problematiche recessive che vive il nostro territorio e l’Italia intera.
Continuare a proporre il modello politico al femminile come fosse il nuovo che avanza, non fa altro che svuotare alla radice l’autostima maschile, di insinuare nelle nuove generazioni di uomini il sentimento di inutilità della vita, di ridicolizzare la loro proiezione verso le donne e di precipitarli in un angoscioso smarrimento. Da decenni il genere maschile è sottoposto ad una campagna permanente di colpevolizzazione, denigrazione e dileggio.
Ci proponete una rappresentanza in linea con il pensiero globalista che in nome di un ambientalismo che va tanto di moda, ci manca solo Greta, ci impone la donna come simbolo di emancipazione nel contesto di una classe politica che non crede a nulla e vive in funzione del calcolo istantaneo della propria popolarità. Il problema è che questa classe politica senza coerenza, senza idee, senza valori, è ciò che si merita chi crede nelle false emancipazioni che da un decennio a questa parte ci conduce verso la svirilizzazione del maschio e la dissoluzione della famiglia. Quando avrete un programma da proporre fateci sapere, sarebbe opportuno dialogare su fatti concreti a prescindere se si è donna o uomo, almeno così dovrebbe essere in politica.”

0 Condivisioni